Da alcuni anni si stanno diffondendo anche in Italia i cosiddetti “Fitness Park”, aree pubbliche attrezzate, dedicate agli appassionati di fitness o più semplicemente ai cittadini che intendono fare attività fisica all'aperto.
Nel tempo queste aree si sono evolute in linea con la realizzazione di attrezzi sempre più sofisticati e rispondenti alle esigenze del pubblico e agli indirizzi di carattere medico/scientifico che sempre più spesso ne ispirano la progettazione.
Di cosa si tratta? Come utilizzarli in modo corretto? Quali sono i consigli per evitare danni e sfruttare al meglio questa opportunità? Lo abbiamo chiesto ad un esperto, Alessandro Conca, kinesiologo e personal trainer.
"La prima riflessione da fare è che allenarsi all'aperto fa bene innanzitutto alla socializzazione, in quanto è molto più facile socializzare in un'area all'aperto che in un posto al chiuso e questo è importante, perché avere la possibilità mentre ci si allena di incontrare persone e fare nuove amicizie ti dà anche una maggiore motivazione nell'allenamento stesso. Detto questo è chiaro che all'aperto si riesce ad ossigenare meglio il corpo, cosa fondamentale durante l'allenamento, quindi allenarsi in dei parchi, magari lontano dal traffico e dal centro urbano, magari con tanto verde attorno, ci aiuta anche nella nostra perfomance in allenamento”.
Ma cos'è un fitness park? “Innanzitutto dobbiamo dire che realizzare un fit park è molto più semplice di quanto non possa sembrare. Si tratta di installare infatti attrezzature neanche tanto costose in relazione al beneficio che si offre ai cittadini. In effetti basta veramente poco per rendere un piccolo parco, un'area verde, perfetta per l'allenamento degli street workouters o anche per chi fa calisthenics ma anche per chi pratica Bodybuilding e magari un giorno vuole decidere semplicemente di cambiare luogo di allenamento.
Basta un piccolo spazio gommato, sicuro in modo che quando si cade non ci si faccia del male, delle sbarre alte per le trazioni e per gli altri esercizi, delle parallele, delle prese basse per i piegamenti, sonno semplicissime, servono solamente per non farsi male come quando si fanno i piegamenti a terra, e magari qualche macchinario aggiuntivo, che sono un po' più difficili generalmente da trovare, per l'allenamento delle gambe come le cyclette o le ellittiche che funzionano generalmente sfruttando la resistenza dell'aria oppure dell'acqua”.
Un consiglio a chi da inesperto si avvicina all'utilizzo di queste attrezzature. Quando e quanto spingere, quali accorgimenti prendere per evitare di farsi del male... “Fondamentale innanzitutto è il riscaldamento, ancora più importante quando ci si allena all'aperto, magari in periodi di freddo, perché le basse temperature che abbiamo in Italia per 6/7 mesi all'anno ci espongono al rischio di infortuni anche gravi, anche quando ci sembra di fare esercizi semplici e alla nostra portata. Quindi io consiglio di spendere sempre almeno 15/20 minuti per riscaldarci, fare esercizi di mobilità per le spalle, il ginocchio, la schiena, un pochino di corsetta per portare in temperatura il corpo e poi possiamo partire con il vero e proprio allenamento.
Ricordo anche che quando l'esercizio non è alla nostra portata, abbiamo la possibilità di aiutarci con delle propedeutiche. Nel crossfit e nel calisthenics si usa il kipping che è la tecnica di aiutarsi con la forza dell'addome o di altre parti del corpo per eseguire un esercizio la cui difficoltà supera le nostre capacità. Ad esempio le trazioni possono essere rese più facili aiutandosi con la spinta delle gambe, questo si fa tantissimo nel crossfit, ed è utile per imparare poi a fare una trazione completa e controllata, raggiungendo anche un numero di ripetizioni elevato senza farsi male, magari per la fretta di raggiungerle”.
Anche un fitness park può essere inclusivo, quali sono gli accorgimenti e le attrezzature che consentono ad un fit park di essere utilizzabile da tutti? “Di fatto spesso per consentire l'utilizzo di queste attrezzature a tutti, magari a chi parte da un' altezza più bassa perché parte da un carrozzina o per chi ha dei problemi di mobilità alle gambe. Basterrebbe anche semplicemente rendere le sbarre regolabili in altezza, impostare le parallele in modo che si possa partire dall'altezza di una carrozzina. Già questi pochi e semplici accorgimenti consentirebbero di allargare sensibilmente la platea dei possibili fruitori anche senza la necessità di una persona per l'assistenza.
Per quella che è la mia esperienza purtroppo devo dire di non aver mai visto fit park attrezzati per i diversamente abili. E' possibile richiedere l'assistenza di un personal trainer anche pper un allenamento in un fit park pubblico? “Assolutamente sì, ci sono tante persone che lo fanno, io stesso alleno anche nei fit park sopratutto nelle belle giornate durante i periodi meno freddi dell'anno, già a partire da marzo,chiamare un personal trainer per aiutarci nel nostro allenamento, può completamente rivoluzionare la nostra esperienza. E' anche abbastanza facile trovarli, ci sono siti web dove troviamo anche esposti tutti i curriculum e le qualifiche dello specialista o possiamo anche recarci in una vera e propria palestra e chiedere magari ad un personal trainer di personalizzarci l'allenamento tra indoor e outdoor con pesistica nella sala attrezzi al chiuso e street workout nei parchi in modo da avere un allenamento a tuttotondo, è un'esperienza gradevole”.