"Spesso le mani rivelano segreti che sfuggono all'intelletto."
Sapevate che giocare con la sabbia non è soltanto un divertimento per i bambini, ma può anche trasformarsi in un'efficace attività terapeutica? Il "Sandplay" o "Gioco della sabbia" è un approccio psicoterapeutico sviluppato negli anni '60 da Dora Kalff, allieva di Carl Gustav Jung. Oggi, questo metodo ha raggiunto molte parti del mondo grazie all'International Society for Sandplay Therapy. Nel Sandplay, sia bambini che adulti vengono forniti di una cassetta contenente sabbia, chiamata "sandbox," e di piccoli oggetti tridimensionali, come figure e oggetti vari. Attraverso il posizionamento libero e creativo di questi oggetti nella sabbia, i pazienti possono esprimere profondi contenuti interiori, rivelando in modo tridimensionale i processi inconsci che li abitano. Ma non è solo nei contesti terapeutici che la sabbia rivela il suo potenziale. Le sabbiere sono anche un elemento comune nei parchi giochi, dove rappresentano un aspetto importante della categoria dei giochi inclusivi.
Questi spazi, noti come "aree sabbiose" o "sabbiere," sono appositamente progettati per offrire un'esperienza di gioco aperta e coinvolgente per tutti i bambini, indipendentemente dalle loro abilità o limitazioni. Ecco perché le sabbiere nei parchi giochi sono considerate giochi inclusivi:
In conclusione, giocare con la sabbia non è solo un passatempo divertente, ma offre un ricco terreno per lo sviluppo fisico, cognitivo e sociale dei bambini, rendendolo un'attività formativa e terapeutica allo stesso tempo. Le sabbiere nei parchi giochi, con la loro natura inclusiva, diventano luoghi dove tutti i bambini possono condividere un'esperienza di gioco stimolante e divertente, promuovendo l'inclusione sociale all'interno delle comunità.