Il termine Universal Design, spesso utilizzato erroneamente per intendere Design for all, sta ad indicare una metodologia progettuale con lo scopo di creare delle strutture, edifici, parchi e molto altro, che possono essere sfruttati in futuro da ogni categoria di persona, anche e soprattutto per coloro che sono in una condizione di disabilità.
Questo è poi il motivo principale per cui un noto architetto americano, Ronald L. Mace, ha introdotto, nel 1985, il concetto di Universal Design. Egli, era affetto sin da piccolo da poliomielite e nella sua vita ha cercato di raggiungere l'obiettivo di progettare e realizzare delle strutture accessibili a chiunque. Nello specifico, il fine di ogni edificio o area pubblica doveva essere quello di essere fruibile da quante più utenti possibile. Insomma, l'architetto americano, negli ultimi anni del XX secolo ha avuto una vera idea rivoluzionaria che è tutt'ora viene seguita da sindaci o comunque dai responsabili della creazione di enti pubblici.
Intorno al 1997, sono stati poi dichiarati 7 principi attraverso il quale si è cercato di spiegare nel dettaglio quali fossero le regole da seguire per poter realizzare strutture inclusive, come parchi gioco inclusivi, dotati di giostre inclusive e tanto altro ancora. In questo modo infatti sarà possibile dare l'opportunità a chiunque di usufruire del servizio offerto.
I principi fondamentali, riassunti con degli esempi, sono:
- Equità: prevede dunque che una giostra, ad esempio sia utilizzabile da tutti;
- Flessibilità: prevede un utilizzo flessibile che si dirama in diverse abilità;
- Semplicità: sempre citando una giostra, il funzionamento deve essere facile da capire in maniera intuitiva;
- Percettibilità: capacità di trasmettere informazioni sensoriali;
- Tolleranza all'errore: così da ridurre il rischio che qualcuno si faccia male, nonostante abbai avuto un comportamento o un azione errata non voluta;
- Contenimento dello sforzo fisico: che tende dunque a minimizzare lo sforzo per accedere al servizio;
- Misura e spazi sufficienti: così da rendere il servizio accessibile e utilizzabile.
Questi dovrebbero dunque essere i principi che tutti gli addetti ai lavori devono prendere in considerazione prima di costruire qualcosa. Un esempio molto pratico è la progettazione di aree gioco pubbliche per bambini, che devono avere dei giochi inclusivi, definendo così dei parchi gioco inclusivi.
Come abbiamo detto precedentemente, il termine Universal design viene spesso confuso con Design for all o con l'inclusive design. Essi hanno però una differenza, seppur molto sottile. Il Design for All, come riportato dall'Istituto Europeo per il Design e la Disabilità (EIDD) nel 2004, è l'insieme di tutte le azioni che tendono a promuovere ed eliminare le barriere che limitano il target delle persone che possono utilizzare un certo servizio, qualsiasi esso sia.
Secondo l'EIDD infatti un servizio deve essere accessibile, comodo da usare e adattabile alla diversità umana.
Grazie all'introduzione di questi concetti che all'inizio del XXI secolo sono stati davvero rivoluzionari, si è concesso un maggior sviluppo culturale della società, permettendo di raggiungere una volte per tutte un concetto ben più grande, che è quello delle pari opportunità.